Spiegare la morte ai bambini: un prezioso aiuto da un prezioso libro

La morte è un argomento tabù prima di tutto per noi adulti.

Nella nostra società la morte viene sperimentata come un evento dai confini sfumati.

Eppure fino a due secoli fa i nostri antenati vivevano quotidianamente a contatto con questa parte della nostra esistenza.

Quanti di noi hanno antenati in famiglia che hanno perso figli in tenerissima età?

Era purtroppo avvenimento comune.

Oggi la scienza ha fatto passi da gigante e l’aspettativa di vita è molto più elevata: forse anche per questo la morte ci fa così paura perché la percepiamo come lontana dal nostro vissuto.

E pure parlarne è importante per noi e per i nostri bambini.

Ma quando è il momento giusto per parlare ai nostri figli della morte?

Io credo che il momento giusto sia quando loro incominciano a porsi delle domande rispetto a questa tematica.

Ho notato che in media avviene attorno ai 3 anni / 3 anni e mezzo, prevalentemente sotto l’impulso dell’osservazione : “Perché il mio pesciolino non si muove più dentro l’acquario?”

“Perché l’insettino del parco è fermo e non reagisce?”

Per me due regole sono importanti nel trattare l’argomento con i bambini:

– rispondere sempre e non rimandare mai la risposta. È chiaro che per farlo dobbiamo tenere in considerazione il livello di comprensione di linguaggio dei nostri piccoli.

– non negare o evitare alcun tipo di sentimento che manifestino a riguardo ma lasciarli liberi di esprimersi

 

Così io attorno ai 3 anni dei miei bambini dissi loro semplicemente che il pesciolino aveva vissuto una vita lunga e felice e che ad un certo punto il suo corpo era molto stanco e aveva deciso di addormentarsi in un sonno profondo e continuo.

Quell’argomento A loro bastò.

Con la crescita arrivarono altre domande se vogliamo più scientifiche ad esempio che fine fa il nostro corpo una volta che è morto.

Anche qui il criterio che ho scelto è stato quello della verità e della scientificità raccontato con le parole che un bambino possa comprendere e amare.

Mi sono rifatta la risposta che Margherita Hack diede ad un giornalista che le chiese cosa pensava ci fosse dopo la morte.

Lei rispose che il suo corpo sarebbe ritornato nell’universo e le sue molecole si sarebbero sparse li aggregandosi in qualcos’altro.

Ecco io ho spiegato i miei bambini che l’uccellino che avevano visto morto nel prato si sarebbe scomposto,  trasformandosi in una polvere magica poiché piena di energia vitale che si sarebbero aggregata alla terra dando nuovi frutti e nuovi fiori.

È chiaro che esistono tante prospettive con cui parlare della morte non ultima quella religiosa che ognuno di noi deve affrontare a seconda del proprio credo.

Ma è innanzitutto importante familiarizzare con la morte come esperienza della nostra vita e per farlo il libro “L’anatra la morte e il tulipano” di Wolf Erlbruch ci viene veramente in aiuto.

Vi consiglio assolutamente di guardare il video dove mostri le immagini bellissime di questo libro e dove leggo una piccola parte che fa capire la bellezza di quest’opera per l’infanzia